ITALIA IN CHIAROSCURO: BENE INDUSTRIA E CONSUMI, MALE PIL E DEBITO. MA PER L’OCSE È IL PAESE DEL G7 DALLE MIGLIORI PROSPETTIVE
L’economia italiana sta finalmente svoltando? E’ presto per dirlo ma dalle rilevazioni e dalle previsioni di Istat, Ocse e Standard & Poor’s scaturisce una realtà che non è paragonabile al buio fitto di qualche mese fa. Prima di tutto: i lati positivi. Ad aprile la produzione industriale torna a salire. Non solo rispetto a marzo (+0,7%), ma soprattutto su base annua. Tra aprile 2014 e aprile 2013 la crescita risulta dell’1,6%. Si tratta, spiega l’Istat, del rialzo annuo più elevato dall’agosto del 2011. Nel primo trimestre di quest’anno, rileva ancora l’Istituto nazionale di statistica, tornano a crescere anche i consumi delle famiglie, sia pure di un risicato 0,1%. In termini tendenziali la proiezione è ancora negativa (-0,6%) ma era dall’ultimo trimestre del 2010 che non si registrava un segno più. Riprende a calare, invece, il Prodotto interno lordo. Sempre nei primi tre mesi di quest’anno il fatturato di beni e servizi è tornato a scendere (-0,1%) dopo il +0,1% dell’ultimo trimestre 2013. Notizie negative anche sul fronte del debito. Tra il 2006 e il 2013, sottolinea l’agenzia di rating Standard & Poor’s, il debito complessivo di Grecia, Irlanda, Portogallo, Slovenia, Spagna e appunto Italia è mediamente raddoppiato. Anche se l’incremento del nostro Paese è nettamente inferiore a quello medio (+71,6%), la necessità di ridurlo “potrebbe bloccare la ripresa per anni”. Una prospettiva che cozza, però, con quella del Centro studi Ocse, l’Organizzazione dei Paesi a economia matura. Ad aprile l’Italia è l’unico Paese del G7 (il club delle maggiori economie tradizionali) a registrare un’accelerazione della crescita del super-indice Ocse. Questo indicatore, in genere, anticipa i punti di svolta nell’attività economica. Per l’Italia è salito a 101,6 dal 101,4 di marzo, un incremento che su base annua è pari al 2,4%, più del doppio di quello registrato dalla Germania e molto più “performante” dei risultati di Brasile, Cina e Russia, economie in graduale appannamento.