ENIGMI ITALIANI – CALA IL PIL DELL’ITALIA MA CRESCONO LE ENTRATE FISCALI
Ricordando che il PIL è il valore totale dei prodotti e dei servizi prodotti da un Paese ci si chiede come mai in presenza, purtroppo, del calo di tale dato cresce il prelievo fiscale a carico delle imprese e più in generale dei cittadini. Infatti nel 2012 la pressione fiscale è passata dal 42,8% al 44,3%; nel 2013 la stessa è rimasta sostanzialmente inalterata, con la conferma delle entrate fiscali in una misura pari a quelle dell’anno precedente. Secondo un’indagine della CNA la responsabilità principale dell’aumento della pressione fiscale a livelli insopportabili va attribuita alla trasformazione dell’ici in imu, imposta quest’ultima che ha colpito indiscriminatamente capannoni, laboratori, negozi con un introito a pari a circa 14 miliardi di €uro. Altra causa importante è l’aumento del costo dei carburanti, con l’impennata del 24% dell’imposta di fabbricazione sui carburanti (stimata in 5 miliardi di €uro di maggiori entrate) che si è scaricata totalmente sui consumatori e sugli autotrasportatori in particolare aggravandone la già tremenda crisi in cui versa da anni il settore. L’enigma meno PIL più tasse ed imposte rimarrà probabilmente senza risposta; come senza risposta sino ad ora sono restate le richieste di tutte le categorie produttive prime fra tutte le piccole e medie imprese, di cui la grande manifestazione nazionale di Roma del 18 febbraio scorso ha rappresentato il momento più e più partecipato di una protesta forte e diffusa in tutto il Paese e fra le imprenditrici e gli imprenditori. L’auspicio è che il nuovo Governo ed il Presidente del Consiglio riescano davvero a passare dalla politica degli annunci roboanti alla traduzione in fatti delle promesse effettuate e prime fra tutte:
- la diminuzione della pressione fiscale e del costo del lavoro unitamente alla semplificazione delle procedure burocratiche ed amministrative;
- altro campo sul quale è necessario un intervento strutturale sono i finanziamenti per gli ammortizzatori sociali.
Cosi come dovranno essere messe in campo tutte le iniziative e tutti i provvedimenti necessari per fare in modo che il sistema bancario eserciti il proprio ruolo di sostegno all’economia reale di una nazione e dei suoi settori economici più importanti, assumendo come parametri fondamentali la politica degli investimenti ed il contenimento dei costi inerenti la concessione del credito. Le imprese, quelle piccole e medie in particolare, stanno resistendo a colpi durissimi derivanti da una crisi economica mondiale pesantissima e da tanti anni di malgoverno di una classe politica dirigente autoreferenziale ed inadeguata, ma la misura è quasi colma e la pazienza anche. Serve un radicale cambio di strategia e di indirizzi da parte del Governo e del Parlamento, il Paese e le piccole e medie imprese non possono più attendere.